Allenamento miofasciale: quello che vedete voi e quello che vedo io

Allenamento Miofasciale

Nell’allenamento miofasciale si parla sempre più spesso di “fascia”. Cosa significa realmente lavorare sulla fascia? E perché è così importante che sia idratata, elastica e funzionale?

Quello che vedete voi, spesso, è un esercizio.
Quello che vedo io, è un tessuto che parla, un corpo che si racconta con ogni movimento, tensione o restrizione.

La fascia è un sistema connettivo che avvolge muscoli, organi, nervi e vasi sanguigni. È una rete quadrimensionale che connette tutto e comunica con tutto: dal sistema nervoso al sistema linfatico, dalle emozioni alla postura. Un tessuto vivo, ricco di recettori sensoriali e capace di influenzare il nostro benessere fisico, emotivo ed energetico.

Fascia idratata: il potenziale della fluidità
– Una fascia idratata è come un fiume che scorre.
– Mobilità articolare fluida
– Drenaggio linfatico efficace
– Comunicazione cellulare ottimale
– Stabilità emotiva
– Mitocondri attivi e sistemi energetici funzionali
Il corpo si muove con leggerezza. Le articolazioni respirano. Il sistema nervoso si regola meglio. E tutto il sistema corpo-mente ne beneficia.

Fascia disidratata: il peso che non vedi

Una fascia “secca”, collassata o congestionata può causare:
– Rigidità e restrizione del movimento
– Dolore cronico e fastidi persistenti
– Deficit mitocondriale e bassa energia
– Accumulo di traumi emozionali
– Ridotta bioelettricità dei tessuti

In parole semplici: il corpo perde la sua capacità di adattamento e comunicazione. È come se “non scorresse più”.

Il Corpo parla: ascoltarlo per allenarlo
Quando una persona si muove, il corpo parla. Vedo dove prende forza, dove trattiene, dove perde energia. E scelgo strategie adatte non solo all’obiettivo, ma alla qualità del tessuto.
Per questo l’allenamento miofasciale scientifico non è solo stretching o rilascio. È ascolto, adattamento, metodo.

La Strategia Neuro-Miofasciale: 5 fasi
1. Feel it – percepire il corpo, attivare la coscienza sensoriale
2. Release – liberare le tensioni con automassaggi e strumenti
3. Mobility – recuperare l’ampiezza di movimento articolare
4. Stretch – allungare le linee fasciali in modo dinamico e attivo
5. Energie – stimolare la risposta elastica, il tono, la vitalità

Un esempio pratico: ischio-crurali “corti”
Un soggetto sedentario, con adattamenti fasciali sulla catena posteriore, può presentare ischio-crurali rigidi, con scarso glide (scorrimento) tra i tessuti.

Ecco un possibile approccio:
1. Feel it + Release → automassaggio con palline o roller, Feel it beat
2. Mobility → mobilizzazioni su anca, ginocchio e caviglia
3. Stretch → stretching dinamico su linea laterale (bambù) e posteriore, anche in modalità isometrica dinamica
4. Energie → salti elastici controllati (elastic jump)

Il messaggio finale
Non esiste un movimento “giusto” se non corrisponde al linguaggio del corpo.
La fascia è un codice. Un dialogo tra dentro e fuori.
E l’allenamento miofasciale, se ben fatto, non migliora solo la mobilità, ma libera energia, regola emozioni e accende la vitalità.

Ti aspetto a Cesena Summer Education o al prossimo evento New World, per entrare insieme nel cuore del metodo Feel – Move – Release – Energize.

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